La popolazione totale della comunità musulmana continentale al suo massimo storico è stata stimato da vari studiosi attorno ai 60.000 individui, in grado di fornire un contingente militare teorico attorno ai 14-15.000 uomini di cui 7-10.000, come riportato dalle varie cronache contemporanee, effettivamente impiegabili sul campo di battaglia. Il loro soldo poteva essere accompagnato, in caso di comportamento particolarmente apprezzato, dall'esenzione dell'imposta. In questo modo drammatico ebbe fine la presenza degli ultimi Musulmani sul suolo italiano. ROSARIO LENTINI Francesco Gabrieli, dal canto suo, fissa le fasi della deportazione tra il 1220 e il 1230 (Gli ultimi saraceni in Italia: 145). Lucera. I risultati furono decisamente deludenti, malgrado la Chiesa nel 1215 avesse cercato di effettuare pressioni fortemente discriminatorie chiedendo, nel suo IV Concilio Ecumenico Lateranense, che musulmani ed ebrei (definiti servi camerae, cioè proprietà personale della Corona[11]) indossassero vestiti che ne consentissero un'immediata identificazione. Agli Svevi servivano in tempo di pace come agricoltori e artigiani e in tempo di guerra come riserva di guerrieri pronti a seguirlo e a sacrificarsi per lui. Durante il suo regno, l’antica città di frontiera continuò ad assolvere la sua funzione strategica: le fonti riportano la notizia della deportazione a Lucera (dopo il 1220) dei ribelli musulmani dalla Sicilia, all’incirca 15.000/20.000 persone fra uomini, donne e bambini, impegnati sia … Altri impegni mi avevano poi distolto dal progetto fino a quando decisi di tentare la cosa con l’editore che ha pubblicato le mie traduzioni di U. Eco e con il quale sto lavorando ancora su un altro testo di storia musulmana, Gli annali dell’Islam di Leone Caetani, di cui sono pronti i tre primi volumi. L'equipaggiamento difensivo del fante saraceno si componeva di imbottiture per il busto e la testa, un piccolo elmo a calotta per la testa in metallo e una rotella, un piccolo scudo che permetteva movimenti veloci. Le colonie minori come Girifarcum[6] (oggi Girifalco) e Acerenza furono abbandonate. Una volta preso il controllo della città, arrestati i maggiorenti, cominciò l’operazione vera e propria. Direttore responsabile: (1913) •Julie TAYLOR: Muslims in Medieval Italy. Un giorno mi chiamarono per restituirmi il testo, pagandomi la metà del contratto e con il permesso di pubblicarlo se avessi trovato un editore per farlo. Dico “finalmente” perché questa traduzione aspettava da molti anni di essere pubblicata. KARIM HANNACHI Carlo II, da quando salì al trono, era sempre stato coperto di debiti: primo fra tutti il prestito per il suo riscatto, poi ingenti somme per finanziare la guerra contro la Sicilia, una guerra che gli aveva svuotato più volte le casse, e che ingoiò come un pozzo senza fondo il denaro preso in prestito dal Papa, dalle città toscane, dai banchieri come i Bardi… senza risultato. Accanto a questi kâid, si fa menzione anche di “fichini”. LUIGI TUMBARELLO Il suo grano era il migliore sulla piazza, ed era servito spesso a rifornire l’esercito dell’Angioino durante le sue imprese contro la Sicilia, e a sfamare Napoli e le altre città durante le carestie. La traduzione araba è uscita presso l’editore Dar al Madar al islami, Beirut 2019, con prefazione di Antonino Pellitteri. Per gli Angioini, convertirli significava privare le loro casse, spesso vuote, di entrate provenienti dalla loro condizione di servi e dalle loro attività agricole e commerciali: essendo servi del fisco essi e i loro beni apartenevano al re, diventando cristiani diventavano liberi. Il progetto di una colonia di deportazione di Duosiciliani fu ripreso nel 1867 dall'allora Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Luigi Federico Menabrea, savoiardo di Chambery. Però per riuscire nell’impresa i Musulmani di Lucera non dovevano aver sentore di ciò che li attendeva, dovevano essere presi alla sprovvista, per evitare le fughe, e per non lasciar loro il tempo di organizzarsi e di mobilitarsi per resistere fino all’utimo respiro, non avendo più nulla da perdere. In effetti, sia Federico II che gli angioini avevano lasciato la città come un’isola musulmana circondata da un mondo cristiano spesso ostile, e non avevano cercato di convertire con la forza i lucerini alla fede cristiana, per motivazioni di ordine economico-militare. L'ultima notizia di ribellioni e relativa deportazione si ha nel 1246 quando Federico II, proprio da Lucera, scrivendo a Ezzelino da Romano affermava che le rivolte in Sicilia erano state sedate e che tutti i saraceni venivano trasferiti in Capitanata nel centro dauno. È vero che rispetto alla grande Storia dei Musulmani in Sicilia, ed in Spagna, la storia dei Musulmani di Lucera appare una “piccola storia”. La città aveva però la sua organizzazione interna e i suoi ordinamenti. Unità d’Italia, i lager dei “liberatori” piemontesi e la deportazione dei soldati delle Due Sicilie. Dopo la Battaglia di Benevento che vide Carlo I d'Angiò vincitore di Manfredi, gli abitanti di Lucera si sottomisero al nuovo Re. L'accesso al trono di Federico non comportò la pace sociale e religiosa in Sicilia. È possibile che dopo 40 anni di dominio angioino il sentimento religioso si sia ad un tratto risvegliato e abbia spinto Carlo II ad attuare la “soluzione finale”? Dopo la famosa Battaglia di Tagliacozzo, Carlo I d'Angiò tornò sui suoi passi e prese per fame – al termine di un durissimo e impegnativo assedio – la città, che si arrese definitivamente il 27 agosto 1269. Era capeggiata dai cosiddetti kâid (da al kâid, condottiero, detto anche alchaidus, o archadius, o anche archaidus, gaitus), appartenenti alle famiglie più potenti e più fedeli all’imperatore, e dopo la caduta dell’ultimo Svevo, ai sovrani angioini. Durante i trasferimenti, gruppi di campagnoli assalivano le colonne uccidendo chiunque e impossessandosi dei loro beni. L’immagine del Saraceno predone, assetato di sangue, barbaro è chiaramente smentita in questo saggio di Pietro Egidi. I gruppi più difficili da portare all'obbedienza della corona avevano trovato luoghi di resistenza nelle regioni centrali e occidentali, a Iato come a Entella (dove l'azione era stata anzi guidata da una donna, ricordata dalle cronache cristiane dell'epoca come la Virago d'Entella[4]), tanto che Federico s'era infine deciso, nel 1220, a espellere i musulmani restati in Sicilia (la massima parte era tornata in Nordafrica), o almeno i gruppi meno docili tra cui principalmente la rimanente leadership della comunità islamica, e reinsediarli nell'Italia continentale. Per non destare sospetti i suoi uomini entrarono nella città in un numero ridotto, come per un’ispezione di routine. I campi obbligatori sono contrassegnati *, È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML:
, Direttore editoriale: Egli gli rende giustizia, e li mostra come gente pacifica, dedita al lavoro della terra, ai loro mestieri e ai loro commerci. Fatto sta che mi ritrovai con più di 300 pagine di storia poco conosciuta, almeno negli ambienti arabi, e senza un editore disposto a pubblicarle. https://it.wikipedia.org/wiki/Insediamento_musulmano_di_Lucera È uscita finalmente a Beirut, nella primavera 2019, la traduzione araba del saggio di Pietro Egidi sui musulmani di Lucera, dal titolo La colonia saracena di Lucera e la sua distruzione (1912). Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie. Tuttavia, i musulmani non accettarono di buon grado la nuova condizione loro imposta, e già nel 1224 a Lucera alcuni di loro si ribellarono, venendo prontamente sottomessi. Prima della deportazione dei Musulmani le terre intorno a Lucera erano povere e incolte, scarsamente abitate a causa delle frequenti guerre e razzie e la pericolosa presenza della malaria. La storia della distruzione della comunità musulmana di Lucera, avvenuta a partire dall'agosto 1300, è un capitolo oscuro e semisconosciuto della lunga vicenda medievale italiana. I Musulmani di Lucera: dalla deportazione allo sterminio (1220-1300) Pubblicato il 1 settembre 2019 da Comitato di Redazione. Per il reinsediamento, in un primo momento, furono scelte, oltre la città di Lucera, le località di Girifalco (Calabria) e Acerenza (Lucania). La città prese per poco tempo il nome di “Santa Maria” ma fu subito dimenticato e anche nei documenti ufficiali si continuò ad usare il nome di Lucera. Oltre alle fonti citate nel lemma si vedano: 20.000 saraceni a Lucera, 30.000 nelle vicine località della Puglia e i restanti 10.000 nei ridimensionati insediamenti fuori della Puglia. Quel 15 agosto 1300 fu un giorno di terrore e morte, a Lucera. Vi fu effettivamente una concentrazione della popolazione musulmana in Puglia ma non esclusivamente a Lucera. STUDI su LUCERA SARACENA pregi e mancanze •Pietro EGIDI: •1) La colonia saracena di Lucera e la sua distruzione. Redazione: Se qualcuno volesse dare un esempio di come la “ragion politica” sia stata spesse volte nella storia dell’Umanità alla base dei destini di popoli e Paesi, non troverebbe miglior esempio di Lucera musulmana, sia per spiegare la sua nascita per iniziativa di Federico II, sia per capire le ragioni della sua continuità e infine della sua distruzione sotto i due re angioni, Carlo I e Carlo II. Le prime testimonianze di vita nell’area della città sono state individuate sul Monte Albano, dove sono state rinvenute tracce di alcuni villaggi neolitici del III millennio a.c. SIMONA CERTA GAETANO SABATO Lucera [e la deportazione dei musulmani di Sicilia in Puglia da parte di Federico II], di Raffaele Licinio Riprendiamo sul nostro sito alcuni brani della voce “Lucera” dall’enciclopedia Federiciana (2005) della Treccani disponibile on-line. PIERO DI GIORGI Lo stesso discorso vale per l’allevamento del bestiame dalla cui vendita (insieme a quella degli schiavi) avrebbe ricavato grosse somme di denaro, per cui Carlo II aveva insistito perché gli animali non venissero venduti o rubati. Lucera Nella sua fortezza le tracce indelebili della storia La magnificenza di Federico II aveva consentito ai Saraceni di costruire moschee e case arabe. Note sulla conduzione militare dell'assedio angioino di Lucera saracena del 1268-69. Dal 1220, Federico II, al fine di ricondurre alla ragione le riottose popolazioni saracene di Sicilia, decise di trasferirle in un insediamento più gestibile: fu scelta la zona di Lucera, in Puglia; qui, nel 1239, sembra non si contassero più di dodici abitanti di religione cristiana. L’élite intellettuale aveva già lasciato la Sicilia all’epoca della cacciata degli arabi dalla Sicilia, per stabilirsi in Ifriqia o in Andalusia. Grafici e statistiche sull'andamento della popolazione residente, movimento naturale e flusso migratorio. A Lucera, di fatto capitale politica e culturale della comunità islamica e sede di una residenza reale dei sovrani Svevi, 20.000 siciliani di religione musulmana vissero per circa 80 anni, fino al 1300, allorché l'insediamento fu smantellato per ordine del sovrano angioino che allora regnava in Sicilia: Carlo II d'Angiò. Ieri era il compleanno di Federico II, noi ne vogliamo parlare non dimenticando l'operazione di pulizia etnica a scapito dei musulmani e la deportazione dei sopravvissuti in alcuni centri del continente. Non è un caso che la data scelta sia quella di metà agosto, perché in questo modo nel bottino ci sarebbe stato anche il raccolto del grano già pronto e immagazzinato. Scrivete le espressioni e pubblicate le immagini che esprimono la vostra "lucerinità". Di questi vari mestieri, che si trovano in tutte le città della dimensione di Lucera senza bisogno di accertarne la presenza, tre erano in qualche modo tipici della gente di Lucera: la fabbricazione delle armi, soprattutto degli archi «l’arma preferita da’ Saraceni», e la tarsia, «industria fin nel nome schiettamente orientale» (i tarsiatores di Lucera venivano chiamati a lavorare «a Melfi, Canosa e a Napoli, per conto della corte»), ed infine la fabbricazione delle tende, radicata nelle loro tradizioni e di cui erano maestri incontestati, a tal punto che al momento della presa di Lucera nell’agosto 1300, Carlo II dette particolari istruzioni riguardo ai tendai, che non dovevano essere venduti ma portati a Napoli, e fra le cose che l’angioino sequestrò e non permise la vendita sui mercati, ci furono due grandi tende che servivano alla corte. Mi era stata commissionata dall’Accademia Beit al Hikma di Tunisi negli anni ’80-’90 del secolo scorso. Lucera, mura di cinta del Castello (Getty images). Particolarmente apprezzati erano i loro arcieri, che combatterono per gli Svevi in Italia settentrionale contro i Comuni, e per gli Angioini di Carlo I in Sicilia, Romania e Albania[14]. Con una mossa degna dei più grandi strateghi, Federico II sradicò la ribellione in Sicilia deportando i musulmani a Lucera, e ivi fondò una città castello che diventerà il suo avamposto militare sul continente: Lucera, il castello, Richard de Saint non (1791). I musulmani di Lucera praticavano anche il commercio: era naturale che i prodotti agricoli e artigianali fossero venduti altrove, e che Lucera acquistasse quei prodotti necessari alla comunità e che la città non produceva. Gioielli d’arte, come l’armadio che racchiude un prezioso altare barocco, nel Museo Diocesano, contribuiscono a rendere imperdibile una visita alla città di Bianca Tragni Ma ciò che premeva al re era l’appropriazione di tutto ciò che i Musulmani possedevano, oltre il beneficio di venderli come schiavi. di Foggia con 32.194 abitanti. Nel 1300 un'identica soluzione finale fu da lui presa nei confronti dei musulmani di Lucera e la distruzione, per ulteriore misura, della città. Nella foto il momento della consegna con Stefano Catapano e Enrico Del Gaudio in rappresentanza dell’associazione e il dott. [senza fonte]. L'insediamento musulmano di Lucera fu il risultato della precisa volontà di Federico II di deportare circa 20 000 dei sudditi musulmani rimasti in Sicilia nella città pugliese di Lucera[1] (nelle fonti arabe Lūshīra[2] o Lūǧārah[3]). L'attività principale dei musulmani era però il servizio militare agli ordini dell'imperatore. La nostra traduzione rientra in questo sforzo di riportare alla memoria vicende e drammi di uomini e donne sacrificati alla “ragion di Stato”, e di mettere a disposizione del lettore arabo un pezzo della sua storia che non conosce e di cui non sospetta neanche l’esistenza. I domini siciliani, ereditati da sua madre Costanza d'Altavilla, portarono Federico II a esercitare la propria autorità non solo sulla maggioranza cristiana dell'isola, ma anche su aliquote significative di greci, ebrei e arabi musulmani, ivi compreso un più che discreto numero di convertiti in quasi 250 anni di diretta dominazione islamica dapprima (827-1072) e normanna poi (1072-1198). La configurazione del territorio dell'isola favoriva infatti l'azione di gruppi di resistenza islamica, speranzosi di ripristinare il dominio dell'Islam in quella che in arabo era stata inizialmente chiamata al-arḍ al-kabīra, "La Terra Grande " (cioè il Meridione peninsulare) e, poi, direttamente in Siqilliyya. Lucera Nella sua fortezza le tracce indelebili della storia La magnificenza di Federico II aveva consentito ai Saraceni di costruire moschee e case arabe. In un primo momento Federico II si limitò a raccomandare alle autorità del posto la massima sorveglianza; poi il 25 dicembre 1239 emanò un decreto, in base al quale tutti i Saraceni del continente dovevano essere rigorosamente confinati nella sola città di Lucera. Carlo I d'Angiò conservò la colonia musulmana, confermandola in tutti i suoi precedenti privilegi, in cambio del pagamento da parte loro d'un oneroso tributo. A seconda dell'inquadramento negli schieramenti l'ausiliare poteva avere una spada e un pugnale a punta accompagnati o da un arco composito, di cui erano provetti artigiani, o da una balestra o da una lancia[15]. Heroic Imagination Project (HIP): educare all’eroismo attraverso la resilienza. Calcolando la superficie del territorio intorno a Lucera e l’estensione delle terre coltivate, soprattutto a grano, comparandole con i quantitativi di grano nei registri angioini, e mettendo a confronto questi dati con altri che riguardano la superficie sulla quale sorgeva la città, tenendo conto infine del fatto che le case erano di un solo piano o al massimo di due piani, completando questi dati con ciò che pagava la città al fisco sottoforma di tasse, contributi ordinari e straordinari, e in particolare il tributo della “gezia” che si pagava a testa (che gli arabi esigevano da chi non era musulmano e ora sono loro a pagarla ai cristiani), lo studioso giunge alla conclusione che gli abitanti di Lucera non dovevano superare i 35 o 40 mila, cifra leggermente inferiore a quella di Michele Amari, tenendo conto che l’arabista siciliano non includeva nella sua stima i musulmani rimasti in Sicilia: La stragrande maggioranza della popolazione musulmana di Lucera era composta di “villani”, ossia contadini e piccoli artigiani.