I due si incontrano nuovamente su una tradotta per il fronte: dopo l'ira iniziale di Giovanni, finiscono per simpatizzare e divenire amici. Le scene per la maggior parte vennero girate in provincia di Udine, a Gemona del Friuli, a Venzone[25], a Sella Sant'Agnese, nei fossati delle mura di Palmanova e a Nespoledo di Lestizza, dal 25 maggio a metà giugno del 1959. La grande guerra, lontana dalla storia di ufficiali e di comandanti, non è il momento glorioso della battaglia, ma è il momento della pietà, dove un soldato riconosce la purezza dell’umanità negli occhi ingenui del suo nemico. 1916. Le prime immagini di Mortal Kombat mostrano dei personaggi iconici e tanto spargimento di sangue! Silvana Mangano recitò in romano e successivamente si doppiò in veneto. La battaglia si conclude poco tempo dopo, con la vittoria dell'esercito italiano e la riconquista della postazione caduta in mano agli Austriaci, ignorando il sacrificio nobile di Busacca e Jacovacci, ritenuti fuggiaschi, i quali hanno optato per la fucilazione pur di non tradire i propri connazionali. «La prima volta che ho capito cos’è una guerra è stato quando mio nonno da bambino mi ha raccontato la sua esperienza della Prima Guerra Mondiale. Io fui tra quelli, rammenterete, che supplicarono De Laurentiis di non girare La grande guerra. La convivenza obbligata di questi regionalismi (e provincialismi), mai venuti a contatto in modo così prolungato, contribuì a formare in parte uno spirito nazionale fino ad allora quasi inesistente, in forte contrasto con i comandi e le istituzioni, percepite come le principali responsabili di quel massacro. Torneranno i prati, il nuovo film di Ermanno Olmi sulla Grande Guerra. Con Jean Gabin, Pierre Fresnay, Erich von Stroheim, Dita Parlo, Marcel Dalio, Julien Carette. In alcuni dialoghi del film, vengono usate per la prima volta nel cinema italiano, alcune parole definite "volgari" che passarono la censura dell'epoca. Anche se il regista dovette faticare prima di affidare il compito di scrivere la sceneggiatura ad Age & Scarpelli, perché De Laurentiis li riteneva legati alle commedie di Totò, e quindi poco adatti al film. Spostando la propria visuale e adottando un carattere anti-retorico, Monicelli abbandona quindi i suoi panni ufficiali, così come l’austera rigidità del regista, e si trasforma in soldato. Frasi celebri e citazioni dal film La grande guerra di Mario Monicelli con Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Bernard Blier, Folco Lulli. La recensione e l'analisi de La grande guerra, il film del 1959 di Mario Monicelli. Il film denunciò inoltre l'assurdità e la violenza del conflitto, le condizioni di vita miserevoli della gente e dei militari, ma anche i forti legami di amicizia nati nonostante le differenze di estrazione culturale e geografica. Ottenne un enorme successo anche all'estero, soprattutto in Francia. [31] Tutto si rovesciò negli ultimi due giorni, grazie anche all'intervento di René Clair (che disse a Monicelli che era un film straordinario), così nonostante il parere riluttante del presidente della giuria Luigi Chiarini, il quale aveva sempre avuto poca simpatia per il regista, i giurati furono costretti a dare il Leone d'oro ex aequo a quello di Rossellini. Inoltre puoi partecipare alle nostre iniziative e vincere tanti premi, Grazie da adesso riceverei settimanalmente la nostra newsletter, L'iscrizione alla newsletter comporta l'accettazione dei termini e condizioni d'utilizzo. Lo stesso regista racconta in un'intervista: «… Lussu e Jahier sono da considerare come due sceneggiatori del film. "Utilità" legata all'esigenza e al dovere civile di rimuovere quelle pietre con le quali si cerca di nascondere le pagine "proibite" della nostra storia e quindi di far conoscere anche quei "vermi" che sotto di sé tali pietre nascondono e nutrono. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 9 gen 2021 alle 20:05. LA GRANDE GUERRA - FILM RIASSUNTO Con l’incarico di portare un messaggio, si dirigono verso la via del ritorno ma si perdono, si riparano in una fattoria e … Passerà un mese e l’impero austro-ungarico dichiarerà guerra alla Serbia: il 28 luglio 1914 il genere umano assiste inconsapevolmente allo scoppio della prima guerra mondiale, la cui tragicità verrà rielaborata in modo brillante attraverso le lenti del cinema, trovando una delle sue migliori rappresentazioni nel film La grande guerra. Ci sembra un intervento ricco di spunti di riflessione e, anche per questo, degno di nota. Trama – Nel 1916 Oreste Jacovacci e Giovanni Busacca vengono chiamati per servire l'esercito nella Prima guerra mondiale. La truppa, veri soldati di leva, erano ospitati nell'edificio scolastico d Poggio Mirteto. Un curioso esperimento cinematografico, che collega immagini di repertorio tratte dagli archivi dell'Istituto Luce con sequenze di fiction. Realizzato nel 1959 grazie al contributo di Mario Monicelli e del produttore Dino de Laurentiis, La grande guerra è sicuramente tra le pellicole più esemplari dell’epoca, cinematograficamente rilevante non solo per essere un brillante affresco della condizione sociale durante gli anni bellici, ma anche – e sopratutto – perché si presenta come l’unione perfetta di due generi all’apparenza opposti ed inconciliabili, quali la tragedia e la commedia. Il romano Oreste Jacovacci e il milanese Giovanni Busacca si incontrano presso un distretto militare durante la chiamata alle armi. La Grande Guerra raccontata da Ermanno Olmi. Compilatore del volume in questione è Franco Calderoni, che vi riassume fra l'altro la polemica suscitata, nel gennaio del '59, dall'annunzio del film, annunzio che parlava di "eroi della sana paura". [26] Altre scene vennero girate a Civita di Bagnoregio (VT) e San Pietro Infine (CE). Il produttore ritenne la rappresentazione esagerata e tentò in tutti i modi di dissuadere il regista, sostenendo che non poteva far vedere l'esercito in quelle condizioni e che il pubblico non avrebbe accettato. Realizzato nel 1959 dal regista Mario Monicelli, La grande guerra è un brillante affresco della condizione sociale durante gli anni bellici. Con Eugenio Franceschini, Valentina Corti (II), Domenico Fortunato, Francesco Martino, Alberto Lo Porto. Drammatico, Francia, 1937. Mario Monicelli in un'intervista di Tonino Pinto, presente nei contenuti Extra del film in DVD, Date di uscita per La grande guerra (1959), I 50 film più visti al cinema in Italia dal 1950 ad oggi, Rassegna stampa La grande guerra - Gian Piero dell'Acqua, Rassegna stampa La grande guerra - Gian Luigi Rondi, Rassegna stampa La grande guerra - Guido Aristarco, Rassegna stampa La grande guerra - Giuseppe Marotta, Il cinema italiano in 100 film: i 100 film da salvare, Intervista al regista sul film e la commedia all'italiana, 66ª edizione del Festival del Cinema di Venezia, Cento film e un'Italia da non dimenticare, Ecco i cento film italiani da salvare Corriere della Sera, http://www.filmfilm.it/film.asp?idfilm=9121, http://www.cineclub.it/cineclubnews/cn0205-c.htm, http://qui.uniud.it/notizieEventi/ateneo/documento.2005-05-30.2893292822, http://www.laterza.it/scheda_libro.asp?isbn=9788842051770#, http://www.ilcorto.it/iCorti_AV/1guerramondiale.htm, documentario sui luoghi ove fu girato il film, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=La_grande_guerra&oldid=117871238, Template Webarchive - collegamenti all'Internet Archive, Voci con modulo citazione e parametro pagine, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Maestro della cinematografia e della storia certo, ma anche...quel tipo di maestro... che ci ha insegnato le cose che ricorderemo per tutta la vita." di tommy.00 Film sulla Prima Guerra Mondiale Appunto di cinema con analisi del filma La grande guerra che parla della prima guerra mondiale e dell'azione eroica dei due protagonisti. Regia: Mario Monicelli . Pubblicato il 02 Apr 2012 in Guerra. In tal senso, in La grande guerra si assiste ad un processo di esagerazione del campanilismo che definiva rigidamente la mentalità dell’epoca, offrendo allo spettatore un mosaico disomogeneo di parole tratte dal linguaggio quotidiano e accenti, proverbi e credenze popolari. With Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Bernard Blier, Folco Lulli. [20] Tra questi l'episodio della gallina, tratto dal libro di Lussu, che venne in origine tagliato dal regista, e incluso nel film nel 1964.[21]. Monicelli, che non possiede il talento di un Rossellini (si pensi allo stesso Il generale Della Rovere, Leone d'oro ex aequo con La grande guerra alla Mostra veneziana del 1959), nell'ambito delle risorse e del tono de i soliti ignoti, e sull'esempio di Lean de Il ponte sul fiume Kwai, ha costruito un grosso film spettacolare con alcune idee dentro, volte appunto a combattere luoghi comuni e miti di una retorica dannunziana ancora ufficiale.», «Ed ecco La Grande guerra. La grande guerra è un film del 1959 diretto da Mario Monicelli, prodotto da Dino De Laurentiis e interpretato da Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Film girato ad altezza di trincea, La grande guerra si sofferma sicuramente sull’aspetto corale dell’esperienza bellica, osservando lo svilupparsi della quotidianità di un gruppo di semplici commilitoni, diversi ma uguali, accomunati dal dolore della guerra, una questione che riguarda e ferisce tutti, che non risparmia nessuno. Non pensavamo che il film avesse questo esito. La grande guerra è un film del 1959 diretto da Mario Monicelli, prodotto da Dino De Laurentiis e interpretato da Alberto Sordi e Vittorio Gassman. In particolare mi rivolsi a Lussu dicendogli dei prestiti presi dal suo libro, che aveva diritto ad essere ricompensato, ma essendo forse anche lui convinto che la commedia all'italiana fosse spazzatura, mi disse di non volerci avere nulla a che fare e potevamo realizzare il film come ci pareva». La grande guerra è un film del 1959 diretto da Mario Monicelli, prodotto da Dino De Laurentiis e interpretato da Alberto Sordi e Vittorio Gassman. È considerato uno dei migliori film italiani sulla guerra e uno dei capolavori della storia del cinema. Scarpe a brandelli immerse nella fanghiglia della trincea. Recensione di Mario Sesti, 1 Cap. Uno dei soldati nel plotone dei protagonisti è innamorato di Francesca Bertini, celebre diva del cinema muto dell'epoca. La ricostruzione bellica dell'opera è, da un punto di vista storico, uno dei migliori contributi del cinema italiano allo studio del primo conflitto mondiale. [24] Dopo alcuni giorni di riprese, Monicelli ricevette una telefonata da De Laurentiis che aveva visto i giornalieri della pellicola, dove i soldati e gli ufficiali apparivano laceri, sporchi (Monicelli faceva bagnare con delle pompe un largo tratto di terra, e poi diceva alle comparse di rotolarsi nel fango). Non la guerra ufficiale, quindi, ma la guerra vissuta nella trincea. Nella scena in cui i soldati si riposano in paese dopo un violento attacco nemico, una ragazza recita Saluto italico, una poesia patriottica di Giosuè Carducci raccolta nelle Odi barbare. In effetti, anche scrivendo la sceneggiatura si diede ai due protagonisti un'importanza maggiore del previsto.[22]. Mauro Croci. [31] Mentre alla seconda proiezione per il pubblico ottenne un successo strepitoso e ci fu un ripensamento anche da parte dei critici: tra i quali Maurizio Liverani (critico del "Paese Sera") che disse a Monicelli: «Ho rivisto il film, ci ho ripensato, avevo avuto un'impressione diversa...», Anche Sergio Amidei, amico del regista, si ricredette sulla pellicola, dichiarando però che era già stabilito che il vincitore del Leone d'oro fosse Il generale Della Rovere di Rossellini (di cui Amidei era co-sceneggiatore). Con Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Andrea Di Maria, Camillo Grassi. Una pentola dove cuocere castagne. La Grande Guerra. Forse la loro non fu codardia, ma semplicemente amore per la vita.” Recensione di Giuseppe Faraci. Pubblichiamo il discorso di Mauro Croci, primo cittadino di Sumirago, in occasione delle celebrazioni per il 4 Novembre. Quest'ultima figura viene qui concepita in maniera assai originale ed interpretata da un ispirato Alberto Sordi (vincitore del Nastro d'argento come miglior attore protagonista).[14]. "Il suo carattere antiretorico non mancò di suscitare reazioni sulla stampa sin dalla fase delle riprese, ma il suo successo di pubblico contribuì più di qualsiasi saggio alla demitizzazione della storiografia patriottica e romantica che aveva da sempre occultato il massacro della prima guerra mondiale sotto l'oratoria dell'ardimento e del sacrificio." La grande guerra è un film drammatico del 1959 diretto da Mario Monicelli. La pellicola si caratterizza, infatti, come una fotografia tragica delle condizioni della quotidianità a cui erano condannati i soldati, come un ritratto struggente della vita in trincea. Poco prima della famosa scena in cui la trincea italiana e quella austriaca si contendono una gallina, Alberto Sordi cita, come improbabile cuoco reggimentale, Pellegrino Artusi, il cui manuale di cucina era diffusissimo tra fine Ottocento e inizio Novecento. il film La grande guerra Anno di produzione: 1959 . Willy's Wonderland è la nuova pellicola horror con protagonista Nicolas Cage Un dichiarato pacifismo universale nel capolavoro di Renoir. [31], Ricordò Monicelli, a proposito della proiezione per il pubblico al Festival di Venezia: "Ci fu a Venezia, alla fine della proiezione, un applauso così lungo che lasciò esterrefatti gli attori, tutti quanti noi. Inizialmente Monicelli voleva dare l'idea di «una specie di grossa pentola in ebollizione, da cui ogni tanto veniva fuori un personaggio; una massa amorfa di umanità, di soldati, di operai, di braccianti, sbattuti nelle trincee in mezzo al fango, lungo i tratturi, da cui uscissero fuori qua e là dei tipi, dei momenti». Alla fine la presenza di Gassman e Sordi fece sì che questo non avvenisse. [27], Il film fu il terzo maggior incasso in Italia della stagione cinematografica 1959-60 (superato solo da La dolce vita e A qualcuno piace caldo), con un introito di 1.500.000.000 di lire dell'epoca. Attraversate numerose peripezie durante l'addestramento, i combattimenti e i rari momenti di congedo, in seguito alla disfatta di Caporetto vengono comandati come staffette portaordini, mansione molto pericolosa, che viene loro affidata perché considerati come i "meno efficienti".